CASAL DI PRINCIPE – Un’alba nuova questa mattina a Casal di Principe, nel casertano, città che per anni è stata egemone nel controllo degli affari illeciti guidati da Francesco “Sandokan” Schiavone (Ciccio – Ndr) capo del cartello criminale da sempre definito “Casalesi”.

È un colpo durissimo al vertice assoluto del clan, quando solo solo 6 anni di distanza dal figlio primogenito, ha deciso di parlare e collaborare anche il padre.

Francesco Schiavone, noto a tutti come Sandokan, si è pentito, rivela come il padrino arrestato nel luglio 1998 e da allora recluso al regime del 41bis abbia deciso di collaborare con la giustizia.

Voci su una scelta del capoclan si erano più volte rincorse negli ultimi giorni in città dopo che i militari dell’Arma, sotto disposizione del Ministero della Difesa, hanno setacciato casa per casa dei più stretti parenti del “padrino” della mala casertana offrendo loro il programma di sicurezza.

Un’alba a Casal di Principe che sa di “juorno buono” in cui si fa spazio sempre di più la legalità e la voglia di riscatto di una città, una sonda, un’area intera che per anni ha subìto la pressione di potere fortemente pressante di una camorra trasversale che ha gestito tutto, dal traffico di rifiuti agli appalti.

Dopo 26 anni dal suo arresto, Francesco Schiavone ha deciso di collaborare con la giustizia e di iniziare a tracciare un percorso che lo ha visto egemone sin da subito da quando ha strappato il trono ad Antonio Bardellino.

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