E lancia cofanetto da sei bottiglie tappate con chiusure diverse

Milano, 29 mag. (askanews) – Cascina Maddalena, piccola azienda vitivinicola familiare e agriturismo di Sirmione (Brescia), ha compiuto un secolo, diventando così una delle realtà più storiche del Basso Garda e pioniera della produzione del vino Lugana come oggi lo conosciamo.

Per festeggiare i cento anni dall’acquisizione della Tenuta, la famiglia Zordan, oggi guidata dai fratelli e quarta generazione Mattia, Elena ed Elisa (sotto gli occhi vigili di mamma Raffaella e papà Luciano), ha organizzato una mostra fotografica di vecchi scatti di famiglia e ha presentato un cofanetto da sei bottiglie in edizione limitata. Si tratta delle annate 2013, 2014 e 2015 di “Capotesta Lugana Doc”, il cavallo di battaglia di Cascina Maddalena, tutte tappate con una chiusura diversa (tappo di sughero, diam e a vite) per evidenziare non solo la grande longevità della Turbiana, il Trebbiano di Soave, ma anche le differenze nell’affinamento in bottiglia a seconda del tappo utilizzato. E proprio dopo una serie di sperimentazioni, la Cantina ha deciso nel 2015 di utilizzare il solo tappo a vite.

I quattro ettari vitati si trovano nella parte lombarda della Doc Lugana, la piana che si estende tra Desenzano e Sirmione, dove le bonifiche degli appezzamenti acquitrinosi risalgono al primo Dopoguerra, più o meno quando gli Zordan hanno acquisito l’azienda. Qui si trovano oggi le argille più coriacee e nel vino si ritrova lo stile più lacustre e minerale. “Dobbiamo tutto alla potenza dell’argilla” ha spiegato Mattia Zordan, responsabile della parte agricola della Cantina, ricordando il ricorso sistematico alle buone pratiche in vigneto, come la concimazione a letame o il sovescio, e ai metodi ecosostenibili di controllo delle avversità, come l’utilizzo di mezzi organici o la confusione sessuale.

Sul sito dell’azienda, un avviso spiega che a causa del maltempo che ha imperversato in questo territorio nel 2023 “non abbiamo potuto vendemmiare e quindi alcuni vini potrebbero essere esauriti o esaurirsi a breve”. “Dopo quattro grandinate disastrose, nell’estate dell’anno scorso abbiamo deciso di non utilizzare nemmeno quel 10-15% di uva rimasta sulla pianta e andare, come sempre, nella direzione della qualità anche se questo implicava non fare il vino” ha sottolineato Mattia Zordan, responsabile della parte agricola, precisando che “è stato un colpo durissimo per l’azienda, ma questo mi ha permesso anche di andare a scoprire altre realtà vinicole in Champagne, in Mosella, in Borgona, in Franciacorta e nel basso Piemonte, e fare nuove ed importanti esperienze formative”. Insomma, il non darsi per vinti è forse una delle ricette per campare cent’anni.

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