In 2023 esportazioni per 3 miliardi di euro: +16% in valore

Roma, 15 apr. (askanews) – Nel 2023 le esportazioni di tutti i derivati del pomodoro hanno registrato una crescita in valore, con un aumento del 16% rispetto all’anno precedente, per un totale di circa 3 miliardi di euro. I derivati del pomodoro sono “simbolo dell’italianità e il pomodoro conservato può, a tutti gli effetti, essere annoverato tra i protagonisti della Giornata Nazionale del Made in Italy, istituita dal MIMIT per promuovere il valore e la qualità dei prodotti del nostro Paese”. Così in una nota Anicav, che ricorda come oltre il 60% della produzione di pomodoro italiano sia destinato all’export.

“La costante crescita delle esportazioni non lascia spazio a dubbi: le nostre conserve di pomodoro sono apprezzate in tutto il mondo per l’elevata qualità della materia prima coltivata dai nostri agricoltori, per il saper fare dei nostri imprenditori e per gli elevati livelli di sicurezza e si confermano un’assoluta eccellenza della produzione agroalimentare italiana”, commenta Giovanni De Angelis, direttore generale di Anicav.

L’Italia è il primo Paese produttore ed esportatore di derivati del pomodoro destinati direttamente al consumatore finale, “tutti ottenuti da pomodoro 100% italiano di alta qualità che deve essere lavorato entro 24 ore dalla raccolta. Tempi di lavorazione del tutto incompatibili con quelli che sarebbero necessari a importare la materia prima da altri Paesi”.

Per questo motivo “non trovano alcun fondamento i continui attacchi, rivolti ai trasformatori, che mettono in discussione l’origine dei prodotti confondendo i consumatori e inducendo a credere che non ci siano differenze tra i derivati del pomodoro e che tutto ciò che arriva sulle nostre tavole è di dubbia origine, danneggiando così l’immagine di un intero settore”, spiega Anicav.

“La preoccupazione della nostra filiera – continua De Angelis – è legata alle importazioni, in Europa e quindi in Italia, di pomodoro semilavorato proveniente da Paesi extra UE che non applicano i nostri stessi standard etico-sociali ed ambientali facendo, in questo modo, concorrenza sleale alle nostre imprese”.

Per Anica un Paese che ha una forte vocazione all’export soprattutto nell’agroalimentare, “non può invocare politiche restrittive ma ha l’obbligo e il dovere di chiedere ed applicare il principio di sussidiarietà. Tutti devono avere e rispettare le stesse regole. Questo è quello che chiediamo con forza all’Europa a tutela del nostro sistema produttivo, superando posizioni demagogiche fuorvianti e dannose per la reputazione di un’industria e di un prodotto, il pomodoro conservato, che da secoli è alfiere del Made in Italy nel mondo”.

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