“Si lasci spazio a sperimentazione su prodotti come i dealcolati”

Milano, 14 apr. (askanews) – “Un’Italia senza vino non conviene a nessuno: il vino è allo stesso tempo un attrattore e un generatore di valore ben oltre i perimetri del settore. Per continuare a distribuire ricchezza dobbiamo pensare ad affrontare al meglio una nuova fase. L’era della crescita volumica è finita e i paradigmi di consumo stanno cambiando molto velocemente: dobbiamo essere consapevoli di ciò e traghettare le imprese verso questa nuova sfida”. Lo ha detto il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi, intervenuto oggi a Vinitaly a Veronafiere, alla presentazione dell’indagine “Se tu togli il vino all’Italia. Un tuffo nel bicchiere mezzo vuoto”.

“Questo non deve spaventare, perché il cambiamento è un terreno a noi familiare: in 20 anni l’Italia è stata capace più di ogni altro Paese produttore di rimanere protagonista sugli stessi mercati ristrutturando metà dei propri vigneti e adattandoli alle tipologie trainanti” ha proseguito Frescobaldi, aggiungendo che “ggi le imprese dovranno fare la propria parte in termini di innovazione ed efficientamento, ma anche le istituzioni devono dare i giusti stimoli al comparto”.

L’indagine, realizzata dall’Osservatorio Uiv-Vinitaly in collaborazione con Prometeia, ha analizzato l’apporto socio-economico del vino in Italia e su tre territori simbolo (Barolo, Etna e Montalcino), evidenziando l’impatto in caso di una ipotetica estinzione del settore. Secondo Uiv, la competitività e lo sviluppo del settore, la cui scomparsa genererebbe una perdita stimata dallo studio nell’1,1% del Pil italiano, sono minacciate dalle pressioni proibizioniste che influenzano la politica dell’Oms e, a caduta, di molti Paesi (dopo l’Irlanda, ultime in ordine di arrivo, il Belgio e il Canada) e della Commissione Europea. Questo approccio, che tenta di combattere l’abuso di bevande alcoliche attraverso informazioni allarmistiche, imposizioni fiscali e misure che demonizzano il vino, sta condizionando le istituzioni europee che, nei prossimi mesi, potrebbero mettere a rischio il futuro di strumenti fondamentali per lo sviluppo del comparto vitivinicolo, quali i supporti finanziari previsti dalla Pac, le regole sull’etichettatura, gli “health warning” e la promozione.

E sono proprio questi gli strumenti che, ha insistito il presidente Uiv, possono sostenere la crescita del comparto. “I fondi sulla promozione potrebbero essere utilizzati per studiare meglio i mercati, profilare i consumatori” ha evidenziato il presidente di Uiv, sostendendo che “fasce giovani e diverse per composizione etnica hanno bisogno di un’attenzione in più: dobbiamo trovare una strada per avvicinarli al nostro prodotto, con soluzioni che ne rilevino l’attenzione al grado alcolico e zuccherino, per esempio”. “Per fare questo bisogna lasciare spazio alla ricerca e alla sperimentazione su prodotti, come i dealcolati, su cui non abbiamo ancora costruito know how” ha precisato, concludendo “sarebbe forse un modo per rispondere al problema della sovrapproduzione senza ricorrere ad espianti di vigneti la cui ristrutturazione è costata al nostro Paese 2,6 miliardi di euro di contributi pubblici”.

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