Il francese Le Maire: basta parlare, è il momento delle decisioni
Gand, 23 feb. (askanews) – ‘Basta con le discussioni, ora abbiamo bisogno di azione’. E’ con queste parole che il ministro francese delle Finanze, Bruno Le Maire, ha buttato sul tavolo della riunione dell’Eurogruppo, a Gand (Belgio), la sua profonda insoddisfazione per il modo inconcludente in cui continua da sette anni, con il freno a mano tirato, la discussione sul progetto di Unione dei mercati dei capitali dell’Ue. ‘Gli Usa stanno diventando sempre più ricchi, e l’Ue sempre più povera, ha detto ancora Le Maire, e questo proprio perché l’economia americana può contare su un unico mercato dei capitali, che interessa un volume di investimenti pari al 227% del Pil, mentre nell’Ue siamo solo all’80% del Pil.
Per questo, Le Maire ha lanciato un appello a partire da subito, entro l’estate, con una iniziativa volontaria, con chi ci sta, una ‘coalizione di volenterosi’, per attuare in anticipo almeno alcuni alcuni prodotti finanziari sottoposti a condizioni, regole e finalità comuni, di quella che potrebbe essere, e che nelle attuali condizioni non sarà, l’Unione dei mercati dei capitali a Ventisette.
Una iniziativa volontaria che, da quanto si comprende, non dovrà riguardare necessariamente degli Stati membri (non sarebbe una ‘cooperazione rafforzata’ del tipo che è previsto dai Trattati Ue), ma potrebbe includere anche solo alcune banche o ‘asset manager’ di un paese, che vogliano provarci, sottoponendosi alla sorveglianza dell’Esma (l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati). Sarà la realtà a dimostrare se questi nuovi prodotti finanziari comuni volontari avranno la capacità di attrazione per gli investimenti che Le Maire si aspetta, e che potrebbero poi portare gli Stati membri recalcitranti a cambiare idea, e a dare finalmente il via libera all’Unione dei mercati dei capitali. á á
Una unione che è oggi impossibile a causa dei problemi di frammentazione dei mercati che i ministri non hanno pouto ancor, o non hanno voluto, risolvere: l’armonizzazione delle normative nazionali sull’insolvenza (che stabiliscono le priorità tra i creditori), l’integrazione delle infrastrutture (in particolareá le borse), la supervisione unica europea (gli Stati preferisocno mantenere gli organismi nazionali) e le normative sulla cartolarizzazione, la mancanza di liquidità e di grandi investitori (come i fondi pensione, che nell’Ue sono molto più piccoli che negli Usa), di broker indipendenti (in genere sono le banche che agiscono come brooker), e la mancanza nelle opinioni pubbliche di una cultura dell’investimento in borsa. á La mossa di Le Maire, che ha stracciato la correttezza protocollare, è stata accolta con un certo imbarazzo, soprattutto dal presidente dell’Eurogruppo, Paschal Donohoe, e dal tedesco Christian Lindner (‘ciò di cii abbiamo bisogno, ha detto, è una Unione dei lercati dei capitali ad alta velocità, non a due velocità’, ha detto) e da alcuni altri ministri che hanno preso le distanze. Ma molti suoi colleghi, pur mostrandosi ufficalmente cauti nella riunione, in realtà sperano che l’iniziativa del collega francese possa smuovere le acque, e magari portare a un risultato positivo. Le Maire ne ha parlato, in particolare, con il ministro italiano Giancarlo Giorgetti, e con i colleghi spagnolo e olandese, e ha affemato di contare su almeno tre o quattro Stati membri per lanciare l’iniziativa volontaria.
Fonti del Mef hanno spiegato che per l’Italia la proposta francese contiene degli elementi interessanti e va valutata, e soprattutto che ha avuto il merito di evidenziare il problema, e che bisogna riflettere su questa Unione che fatica a procedere per consenso. Le fonti, tuttavia, hanno anche ossevato che non c’è ancora un giudizio netto, che occorre prudenza, che andare avanti in pochi, lasciando gli altri indetro, quando non si riesce a trovare l’accordo a 27, rischia di creare un precedente che potrebbe essere usato anche per altri temi.
‘L’intervento di oggi dal ministro Le Maire – ha detto diplomaticamente, da parte sua, il presidente dell’Eurogruppo, Paschal Donohoe, nella conferenza stampa al termine della riunione ‘è il tipo di contributo politico davvero rilevante che viene da parte dei ministri quando sono alle prese con argomenti così importanti. Le Maire ha chiesto oggi maggiore ambizione in relazione al modo in cui andremo avanti’ su questo tema. Ma ci sono stati, ha puntualizzato, ‘altri ministri che hanno sostenuto la necessità di realizzare altre priorità’.
Il ministro francese ‘ha parlato della questione della sorveglianza dei mercati finanziari e di come potrebbe evolversi in futuro, e in particolare del ruolo dell’Esma. Ha parlato della necessità di sviluppare un prodotto comune europeo risparmio e di investimento, ha sostenuto con molta forza le iniziative presentate, e ha anche parlato di come possiamo sviluppare, ad esempio, opzioni di cartolarizzazione all’interno del mercato dei capitali che siano più robuste di quelle oggi disponibili. Insomma, ha delineato diverse priorità, e io sono totalmente d’accordo sull’assoluta urgenza politica di fare progressi sull’Unione dei mercati dei capitali, perché ‘abbiamo fatto molto, ma è chiaro che dobbiamo conseguire molto di più’, ha detto ancora Donohoe.
‘Questa discussione – ha aggiunto – ha fornito una nuova direzione per il lavoro aggiuntivo che tutti noi dovremo fare, per concordare una dichiarazione al nostro prossimo incontro di marzo, dopo di che – ha annunciato – io farò rapporto ai capi di Stato e di governo al Summit dell’Eurozona, al Consiglio europeo di fine marzo.
Il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, ha sottolineato che quello per l’Unione dei mercati dei capitali è ‘un filone di lavoro tanto importante dal punto di vista economico, ma anche impegnativo dal punto di vista politico, perché più cerchiamo di essere ambiziosi, come dobbiamo essere, più tocchiamo le sensibilità nazionali’.
‘Siamo tutti d’accordo – ha rilevato Gentiloni – sul ruolo fondamentale che mercati dei capitali più profondi e più integrati dovranno svolgere, se si vuole che l’Europa progredisca verso i suoi obiettivi strategici. Le nostre esigenze di investimento sono immense, una montagna di investimenti.
‘Ovviamente, è necessario un contributo pubblico, e non mi piace – ha precisato – il fatto che si escluda questa dimensione, e quindi è importante la discussione su ciò che ci sarà dopo il ‘NextGenerationEU’ (ovvero il programma di Recovery che finanzia i Pnrr nazionali, e che terminerà dopo il 2026, ndr), ma sappiamo tutti che questa montagna si può scalare solo con investimenti privati.
‘Perciò – ha sottolineato -, abbiamo bisogno di un mercato unico di dimensioni sufficienti per competere con i rivali globali in un mondo multipolare. Perché lo sviluppo dei mercati dei capitali nazionali, per quanto importante sia, non sarà sufficiente se questi mercati rimangono frammentati. Quindi l ‘Unione dei mercati dei capitali europei non è solo auspicabile, è una necessità ed è urgente. Penso che questo sia stato chiaro nella nostra discussione oggi, ed è parte della nostra discussione sulla nostra strategia sulla competitività’ dell’economia europea.
‘Penso che sia urgente e necessario essere ambiziosi nel portare avanti l’Unione dei mercati dei capitali nella prossima legislatura europea, e affrontare le sfide chiave con azioni ambiziose. Ed è qui – ha consluso Gentiloni – che vedo il ruolo della Commissione: nel presentare proposte che siano sufficientemente ambiziose e nel contribuire a raggiungere l’unità che finora è mancata.
Quella di oggi sull’Unione dei mercati dei capitali è stata ‘una buona discussione, fruttuosa, franca’, con tutti gli argomenti sul tavolo, ha giudicato il direttore esecutivo del Mes (il ‘Fondo salva-Stati’ dell’Eurozona), Pierre Gramegna.á
‘Noi del Mes – ha proseguito – condividiamo il punto di vista secondo cui è urgente agire per l’Unione dei mercati dei capitali, e sosteniamo pienamente questo sforzo. L’Ue ha bisogno di un mercato dei capitali più integrato, più profondo e più liquido. Il mercato dei capitali Usa – ha ricordato – è quattro volte quello europeo, e questo ha un impatto sulla nostra competitività e sulla nostra autonomia strategica.
Gramegna ha sottolineato ‘quanto sia importante avere più denaro disponibile per la transizione verde e digitale, che sono una priorità assoluta, ma ci sono anche altre priorità, come la difesa. Ci sono alcuni temi molti difficili, come quello dell’armonizzazione delle normative sull’insolvenza, o un approccio comune europeo alla supervisione dei mercati dei capitali. Il direttore del Mes, infine ha indicato un altro problema dell’Ue, la scarsità di grandi investitori: ‘I fondi pensione degli Stati Uniti sono a un livello sei volte superiore a quello dei fondi pensione europei’.