Studio “Private Equity e MId Cap: vent’anni di storia” realizzato dall’Area Studi Mediobanca, dalla Liuc Business School, attraverso il Pem – Private Equity Monitor e dall’Ufficio Studi e Ricerche di Aifi

Nel panorama attuale, caratterizzato da sfide innovative per le medie imprese italiane, il private equity emerge come un alleato strategico. Esso offre alle aziende non solo finanziamenti, ma anche expertise manageriali e un ampio network di contatti.

Dopo l’ingresso di fondi di private equity, la performance economica mostra notevoli miglioramenti: un incremento del 25% nel fatturato, un aumento del 17,6% nell’occupazione e un +81,9% negli attivi.

Questi risultati sono evidenziati dallo studio “Private Equity e MId Cap: vent’anni di storia”, condotto dall’Area Studi Mediobanca, dalla Liuc Business School, tramite il Pem – Private Equity Monitor, e dall’Ufficio Studi e Ricerche di Aifi.

L’analisi ha esaminato 319 medie imprese manifatturiere italiane in cui sono intervenuti fondi di private equity e altri investitori finanziari nel periodo dal 2001 al 2021.

Le imprese che hanno ricevuto investimenti seguono una chiara linea di crescita, significativamente più accentuata rispetto al gruppo di controllo. Nei due anni successivi all’investimento, il fatturato cresce mediamente del 25%, un incremento che quasi triplica il +9,2% delle aziende simili che non hanno attratto investimenti.

Questa crescita riguarda non solo il fatturato, ma anche l’occupazione, con impatti positivi sulle comunità che circondano le aziende investite. Il numero dei lavoratori aumenta del 17,6%, mostrando un divario notevolissimo rispetto al +1,3% del gruppo di controllo.

Infine, anche il totale attivo registra un’espansione molto significativa, con un +81,9% in due anni, quasi sei volte superiore alla crescita del +13,8% delle aziende non target. Questo è chiaramente il risultato di una robusta strategia di investimenti finalizzati a rinforzare l’azienda target con asset in linea con il suo piano di crescita.

Un indicatore della crescente attrattiva delle MidCap italiane è l’aumento delle attività da parte di investitori finanziari esteri. Nel 2018, le operazioni effettuate da attori internazionali costituivano circa un quarto del totale, ma tra il 2019 e il 2021, questa percentuale è quasi raddoppiata fino a raggiungere il 46%.

La distribuzione regionale delle aziende target è chiaramente visibile. Il 60% delle operazioni è avvenuto nelle tre regioni italiane a maggiore vocazione manifatturiera: Lombardia, dove si trova il 29% delle aziende investite, Emilia-Romagna (16%) e Veneto (15%). Seguono il Piemonte con il 12% delle operazioni e la Toscana con il 9%. Per quanto riguarda i settori, il 45% delle aziende target è attivo nella produzione di beni industriali (B2B), mentre il 55% opera nella produzione di beni di consumo (B2C).

Giovanni Lombardi Stronati

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