Roma, 20 giu. (askanews) – “L’Italia si sta inaridendo, e a pagarne il prezzo saranno le nostre comunità agricole, in particolare quelle del Sud”: così Mario Serpillo, presidente dell’Unione Coltivatori Italiani, commentando le proiezioni climatiche pubblicate dal Cmcc e l’ultimo rapporto dell’Ispra. Secondo lo scenario peggiore, entro il 2100 gran parte del Paese andrà incontro a un aumento generalizzato delle temperature, con un’accentuata perdita di umidità e precipitazioni, e un futuro di siccità cronica per Calabria, Sicilia e Sardegna.

“Se oggi la Sicilia segna già un -55% di precipitazioni annue e la disponibilità idrica nazionale è calata del 20% rispetto al secolo scorso, non si può più rimandare l’attuazione di un piano nazionale per l’acqua”, avverte Serpillo. Lo studio elaborato dal Cmcc, che grazie a un’alta risoluzione ha permesso per la prima volta una lettura dettagliata a livello locale, evidenzia infatti che la traiettoria climatica dell’Italia dipende dalle scelte politiche dei prossimi anni: in uno scenario a basse emissioni si salva almeno parte del Centro-Nord, ma se le emissioni non saranno contenute, l’intero Paese subirà stress termico, calo della disponibilità idrica e impatti gravi sulla produzione agricola.

“Eppure – sottolinea Serpillo – i numeri ci dicono che acqua ce n’è: la disponibilità media annua si aggira ancora sui 140 miliardi di metri cubi, con un surplus stimato di oltre 35 miliardi nel 2050. Il problema non è la quantità, ma l’incapacità di gestirla in modo efficiente. Servirebbero almeno dieci miliardi di euro l’anno per reti idriche, invasi, città spugna e agricoltura resiliente. Ne stanziamo appena sette”.

Il presidente dell’Uci lancia un appello al Governo e alle Regioni: “servono investimenti strategici e una cabina di regia unica che dia realmente seguito agli investimenti e all’attuazione dei cantieri per gestire acqua, energia e territorio. Bisogna agire ora, con misure concrete di adattamento e mitigazione: ripristino della natura, rimboschimenti, bacini idrici intelligenti, ma anche stop ai sussidi alle fonti fossili e accelerazione sulle rinnovabili. L’Italia agricola ha ancora delle chance per resistere, ma non possiamo più permetterci di perdere altro tempo”.

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