Nel cuore di Roma, tra i resti monumentali del Foro di Traiano e le imponenti arcate del Colosseo, si cela una presenza insospettabile: una colonia di granchi d’acqua dolce che da secoli vive all’ombra dell’Impero. Invisibili ai turisti che ogni giorno affollano i Fori Imperiali, questi piccoli crostacei hanno trovato rifugio nelle canalette di scolo e nei cunicoli nascosti sotto le antiche strutture romane.
Gli studiosi ritengono che questa popolazione abbia origini molto antiche, forse addirittura risalenti a quando l’area non era che una valle paludosa alimentata dal Tevere. In quel contesto umido e selvaggio, i granchi trovarono un habitat perfetto. Con il passare dei secoli, mentre sopra le loro teste si costruiva l’Impero e poi la città moderna, loro hanno continuato a vivere, adattandosi silenziosamente al cambiamento.
Oggi si muovono in un ambiente urbano del tutto singolare: passaggi umidi, ombrosi e poco visibili che collegano antiche condutture e grotte naturali. Di giorno restano nascosti, al sicuro dai predatori come corvi e gabbiani. Solo col buio si avventurano fuori alla ricerca di cibo, nutrendosi di insetti, chiocciole e materiali organici portati dalle acque piovane.
Una delle scoperte più curiose riguarda la loro taglia: gli esemplari rinvenuti nei pressi dei Fori presentano un carapace che può raggiungere anche i 7 o 8 centimetri, dimensioni notevolmente superiori rispetto ai granchi della stessa specie che vivono in natura. Secondo gli esperti, si tratta di un caso di “gigantismo da isolamento”, un fenomeno evolutivo che si verifica in ambienti chiusi dove la pressione dei predatori è ridotta e le risorse sono più stabili.
Ma i granchi non sono i soli a popolare queste rovine. Le antiche strutture di Roma ospitano una vera e propria comunità biologica alternativa: rospi smeraldini, lucertole, conigli selvatici e numerosi insetti trovano rifugio tra le pietre millenarie, dando vita a un ecosistema urbano unico al mondo. In un luogo dove ogni pietra racconta storie di imperatori e battaglie, si svolge ogni giorno una narrazione più silenziosa, fatta di adattamento e sopravvivenza.
A differenza di altri animali selvatici che oggi frequentano la periferia cittadina — come i cinghiali che si aggirano attorno ai cassonetti — questa fauna “imperiale” vive nascosta ma perfettamente integrata nel cuore della città. Protetta dall’afflusso continuo di turisti e dall’inaccessibilità di alcune aree, questa microfauna ha trovato nel patrimonio archeologico un inaspettato rifugio ecologico.
Questa storia, apparentemente marginale, è invece una potente metafora della resilienza della natura. I granchi del Colosseo ci mostrano come la vita possa persistere nei luoghi più inaspettati, adattandosi a un contesto che, a prima vista, sembra ostile o del tutto antropizzato. Anche nel cuore della civiltà, tra i simboli della storia umana, la natura trova spazio per esistere, resistere e reinventarsi.
Mentre Roma continua ad affascinare il mondo con il suo passato glorioso, questi piccoli abitanti delle sue fondamenta ci ricordano che la città eterna non è fatta solo di pietra e memoria, ma anche di vita nascosta, presente e pulsante.