Pechino: la causa della crisi è tutta interna agli Usa

Roma, 3 feb. (askanews) – Il ministero della Pubblica sicurezza cinese si è espresso contro la decisione degli Stati uniti di imporre un dazio del 10% su tutte le importazioni cinesi – unitamente a tariffe più elevate per Canada e Messico – avvertendo che ciò sarà dannoso per la cooperazione bilaterale nel controllo del fentanyl. Lo riferisce il South China Morning Post.

Secondo il presidente Usa Donald Trump, i nuovi dazi mirano a contrastare l’afflusso di oppiacei e altre droghe, a partire dal fentanyl.

“La causa principale della crisi del fentanyl negli Stati uniti risiede al suo interno. Ridurre la domanda interna di droghe e rafforzare la cooperazione delle forze dell’ordine sono le soluzioni fondamentali”, ha dichiarato il ministero in un comunicato. “Limitarsi a spostare la colpa su altri paesi – ha aggiunto – non aiuterà a risolvere realmente il problema e danneggerà seriamente la cooperazione e la fiducia tra Cina e Stati Uniti nel campo del controllo delle droghe”. Il ministero ha affermato che c’è “ampia cooperazione pratica” tra Cina e Stati uniti in materia di controllo delle droghe e i “progressi tangibili” degli ultimi anni.

La Cina – ha rivendicato il ministero di Pechino – è stata la prima al mondo a inserire tutte le sostanze correlate al fentanyl in una categoria di sostanze controllate nel 2019, nonostante non vi fosse un abuso diffuso di questa droga sul territorio nazionale, su richiesta di Washington, che non aveva ancora preso una decisione analoga. Dopo questo provvedimento, Pechino “non ha ricevuto alcuna notifica dagli Stati uniti riguardo al sequestro di tali sostanze provenienti dalla Cina”.

Pertanto, la Cina “esorta gli Stati uniti a correggere le proprie pratiche errate, a mantenere l’atmosfera favorevole, faticosamente ottenuta, nella cooperazione anti-droga sino-americana e a promuovere lo sviluppo stabile, sano e sostenibile delle relazioni” tra i due paesi.

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